02 luglio 2008

Usare scarpe usate per vesciche democratiche


Servono scarpe buone per camminare. Le mie sono alte, traspiranti, colore beige, massicce ma non troppo. E' soprattutto la scelta delle scarpe che mette l'uomo camminatore di fronte alle sue responsabilità e disvela le sue più recondite pulsioni psichiche. C'è chi per una lunga camminata indosserebbe sandaletti da giardino adatti per inaffiare petunie e chi scarponcini americani dalla suola ipertecnologica, chi sandaloni da tedesco in vacanza al mare e chi pedule leggerissime da percorso vita per signora, chi scarponi dalle mille fibbie strette buoni per le più impervie scalate dolomitiche e chi scarpe argentante che farebbero un figurone in discoteca. Come per lo zaino ho usato anche in questo caso il metodo della via di mezzo. Io pure stavolta, tra gli scaffali del negozio, indeciso tra scarponi chiusi bestiali e scarpette bucate da passeggiata, mi sono buttato sulla via di mezzo. Solide ma senza esagerare. E anche un paio di sandali, buoni per respirara un po' nei momenti in cui la camminata si allenta o ci si ferma la sera. Simone è stato per un attimo tentato dalle diaboliche infradito, ma subito è stato ricondotto alla ragione. Una volta acquistate le scarpe però viene il rodaggio. Solo uno sprovveduto infatti potrebbe inziare un viaggio con scarpe nuove. Bisogna camminarci, provarle, sperimentarle, adattarle alla forma del piede, accomodarle ai propri passi. Speriamo che da qui all'inizio della marcia il tempo basti.

Le vesciche, nemico numero uno di ogni camminatore, sono in agguato. I più esperti ce lo ripetono: è inutile sperare, la vescica non risparmia nessuno, prima o poi arriva. "Alcune scarpe - dice Giorgio Lauro, che lo scorso anno fece la lunga marcetta con Sabelli - sono come certi preservativi: ritardanti". Sabelli è più possibilista: "Con gli scarponi della misura giusta la vescica è fregata". Noi comunque ci porteremo ago e creme e cerotti, ovvero l'indispensabile kit per fronteggiare, con una delicata quanto rivoltante chirurgia serale a base di buchetti sulla pelle morta e fuoriuscita di liquido biancastro, le possibile emergenze vesciche. Sappiamo che la vescica non perdona. Magari fingerà di risparmiarci ma poi piomberà alla carica su di noi senza preavviso. Le vescica, in fondo, è democratica: non fa discriminazioni. E nessuno ha ancora trovato la cura. Hanno inventato persino dei cerotti chiamati "secondapelle" ma che si mettono sull'area colpita e nel giro di alcune ore vengono assorbiti dal piede, diventano tutt'uno con la carne, un ibrido chimico-biologico che ricostruisce i tessuti danneggiati. Per molti esperti camminatori questi cerotti mutanti sono una cosa ormai banale, ma a noi ci sembrano quasi un prodotto degno di un videodrome ortopedico. Naturalmente anche sulle vesciche attendiamo consigli. Simone spera che la prima vescica gli venga negli allenamenti di questi giorni: così potra seguire il consiglio tramandato dagli avi, ovvero sfidare il dolore e continuare a camminarci, per temprare il piede e diventare invicibile. Sarà. Io sono rassegnato a vesciche che si gonfieranno e si sgonfieranno, si spurgheranno e si seccheranno. Senza soluzioni uniche, come la vita.