22 giugno 2008

Sulle orme di Zandegù?


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>> In corso di marcia: l'infortunio del marciatore Luca, il proseguimento di Simone, la variazione del percorso, il ritorno di Luca ad Ascoli, l'arrivo trionfale a San Benedetto del Tronto.
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Come quando da piccoli guardavamo le cartine dell'italico stivale appese in classe. Magari già pensavamo: chissà che effetto fa attraversarlo tutto. Come quando poco più cresciuti abbiamo cominciato a leggere Kerouac e gli scrittori beat, e il coast to coast fatto all'italiana, passando per Foligno e Castelluccio, ci sarebbe sembrata - sbagliando - una cosa da sfigati. Come quando percorrevamo a centoventi all'ora l'Autostrada, e già sospettavamo che al di là del guardrail, lontano dagli svincoli e dalle cantilene di ondaverde, c'era tutto un mondo da scoprire. Per farla breve è arrivata l'estate del duemilaotto e c'è venuta un'ossessione: percorrere l'Italia da costa a costa, dal Tirreno all'Adriatico. A piedi. E in tenda. Praticamente a cinque all'ora. Due venticinquenni, amici, con davanti un numero imprecisato di esami universitari tra i pochi e i molti, una discreta quantità di partenze progettate e spesso rinviate, due zaini in spalla, il minimo appresso per placare la voglia di scrivere e fotografare, pochi giorni per procurarsi le cartine in scala uno a venticinquemila e inventarsi un percorso.

Partiremo da Civitavecchia, valoroso porto tirrenico, dove abita Simone. Il 24 luglio. Dal piazzale della ferrovia, col mare alle spalle, prenderemo una linea di binari abbandonati. Cominceremo da lì il nostro percorso, e sotto i nostri piedi non ci faremo mancare nulla: strade provinciali, mulattiere, sentieri, cavalcavia autostradali, ciottolati medievali, prati, fuori pista. Puntiamo verso Foligno, che sarà il nostro giro di boa, a metà viaggio. Poi scavalleremo i temibili Appennini all'altezza dei monti Sibillini, terre custodi di arcane leggende. Attraverseremo tre regioni: Lazio, Umbria, Marche. Arrivo previsto a San Benedetto del Tronto, sotto le palme della placida riviera adriatica per il 9 agosto. Totale: se ce la faremo avremo percorso 365 km per una media di circa 21 km al giorno in 17 tappe. Programma che, ovviamente, è suscettibile di variazioni. Ci accamperemo in tenda, ma cercheremo anche campeggi nelle vicinanze e qualche tappa per ricaricarsi meglio in ostelli o case ospitali. Ci impegneremo ad aggiornare questo blog con video, foto e piccoli dispacci quotidiani.

Tutti naturalmente ci chiederanno: perché? Per un voto? Per ispirazione religiosa? Per fissazione laica? A tutti risponderemo: niente di tutto questo. Al massimo perché non avevamo niente da fare. A volte nella vita basta trovare qualcuno che risponda "si, vengo anche io" per ritrovarsi a partire. In fondo non nascono per caso tutte le grandi imprese della storia, comprese quelle più inutili e imbecilli? Nella nostra impresa abbiamo due numi tutelari, a cui siamo affezionati. Uno è il giornalista Claudio Sabelli Fioretti. L'anno scorso tracciò una linea retta sulla cartina, da Lavarone in Trentino a Cura di Vetralla nel Lazio, e assieme all'amico Giorgio Lauro ci si incamminò. Loro però dormivano in albergo. Io mi unii all'ultima tappa e ne conservo un bel ricordo. Il libro che lo racconta è "A Piedi", editore Chiarelettere. L'altro è lo scrittore Enrico Brizzi, che nel 2004 partì col fratello e altri amici anche lui per un coast to coast italiano, come noi in tenda, però su un percorso un po' più a nord del nostro. Poi lo raccontò nel libro "Nessuno lo saprà", editore Mondadori. Adesso è un camminatore appassionato, e sta viaggiando addirittura da Roma verso Gerusalemme.

Dunque, siamo (più o meno) pronti per partire. Il percorso assomiglia a quello della vecchia Tirreno - Adriatico di ciclismo. Magari chiederemo in giro se qualcuno si ricorda ancora di Zandegù, il ciclista ribelle degli anni Sessanta, quello che rubava i tabelloni numerati del contagiri facendo impazzire gli ufficiali di gara, quello che una volta sottrasse la pistola allo starter e fece alcuni giri di pista fingendo di sparare agli avversari. Qualche paura c'è: tipo le vesciche sotto i piedi, tipo i lupi nei boschi. Ma tutto è spesso più facile di quanto la nostra ansia di sedentari ci faccia credere. I nomadi lo sanno: basta uscire di casa e le cose succedono. A chi ci chiederà di partecipare alla nostra marcia diremo di si, potremmo d'altronde opporci a chi ci chiede di camminare insieme a noi? Se il Cielo ci assiste, siamo disposti a traversare il ponte di coperta della Penisola, fino a giungere in vista delle spiagge affollate di umanità pigra e vacanziera. Ma come diceva quello, certe volte la meta non importa, la meta è il viaggio.