18 luglio 2008

Dalle parti della Sibilla


"Attenzione, state andanto in terre arcane" ci dice qualcuno appena spieghiamo che per il nostro attraversamento da costa a costa dell'Italia abbiamo deciso - peraltro mettendo una curva nella nostra linea retta - di passare dai Monti Sibillini. Da qualche parte dovremmo comunque valicarli gli Appennini, il grande spartiacque che separa le due Italie, quella dalla parte del Tirreno e quella dalla parte dell'Adriatico. "E che pensieri immensi,che dolci sogni mi ispirò la vista di quel lontano mar, quei monti azzurri, che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava, arcani mondi, arcana felicità fingendo al viver mio!", così Giacomo Leopardi scriveva dei Monti Sibillini. Casomai chiederemo protezione alla Sibilla o alle sue fate, che secondo le leggende di montagna ancora amano danzare nelle notti di plenilunio. Quelle stesse fate per secoli demonizzate da santi e predicatori cristiani, profetesse della fine del mondo, costrette a trovare rifugio nelle remote grotte sui monti e a passare dalla parte del diavolo. Cavalieri erranti francesi e tedeschi del medioevo raccontarono i loro incontri con la maga, nelle caverne del monte, seguiti o meno da pentimenti. Si avverte sentore di negromanzia. Maghi e stregoni si davano appuntamento dalle parti del Monte Vettore, sul lago di Pilato, che celerebbe una delle porte per accedere all'oltretomba. Tra le cupe leggende del posto c'è pure quella che prevede che i diabolici abitanti del luogo richiedano il sacrificio di un uomo all'anno, tra coloro che hanno l'impudenza di avvicinarsi a quelle terre. Non c'è da preoccuparsi comunque, laici e razionalisti come siamo. Comunque ci stiamo informando se l'annuale tagliando sacrificale per 'sto duemilaotto è stato già compiuto. Che la Sibilla ci assista.