23 gennaio 2009

Breve guida per aspiranti appiedati


Avete percorso da 16 a 36 km al giorno, da cosa è dovuto questo squilibrio?

La media è stata di circa 21 km al giorno. Lo squilibrio è dipeso parecchio da:
1) pendenza della strada;
2) condizioni del percorso (strade trafficate e strette sono molto più lente di strade deserte e/o di campagna, per non parlare delle ferrovie abbandonate, tunnel a parte);
3) peso dello zaino, che i primi giorni era disumano.
Possiamo affermare che un percorso ideale non supera i 25 km al giorno. Ogni tanto non sarebbe male prendersi dei giorni di riposo.

Vi siete mai persi? Come vi orientavate?

Persi davvero no, più che altro abbiamo sbagliato strade o percorsi. Sottovalutato valli o salite o morfologie del terreno che allungavano a dismisura la nostra fatica. Ce la vedemmo brutta nella conca del lago di Vico, per esempio. Alla partenza della nostra impresa pensavamo spavaldamente di usare le sole cartine cartacee. Ne avevamo ordinate un bel po’ all’Istituto Geografico Militare. Sono in scala 1 a 25000 e molto dettagliate: indicano strade, sentieri, ponti, alberi, campi da tennis, fazioni, contrade, muri a secco e un sacco di altre cose. Peccato che molte di esse siano aggiornate agli anni Sessanta, cosicchè uno crede di camminare nei campi e poi va a sbattere contro il guardrail di una zona industriale. Tuttavia per quanto riguarda le zona dell’Italia centrale da noi percorse le cartine militari erano soddisfacenti. Forse troppo ingombranti e dettagliate da portare con sé. Vanno bene anche le Kompass, le Multigraphic e altre tipiche da trekking, ma dipende dalle zone. Spesso il camminatore di pianura, rispetto a quello di montagna, soprattutto alpino, è considerato un camminatore di serie b. Ma a noi non interessava il trekking naturistico, che è una bella esperienza ma è un'altra cosa: volevamo attraversare l'Italia, paesi e cavalcavia e strade statali comprese. Altrimenti si può approfittare dell’epoca moderna, smetterla di menarsela con la poesia delle vecchie cartine, e utilizzare un bel navigatore satellitare. Da un certo punto in poi lo abbiamo fatto, e lo consigliamo. Certo, non risolve tutto: state sicuri che il destino vi riserverà sempre stronzissime salite a ogni finale di tappa per raggiungere l’albergo o ostello o alloggio che avete scelto.

Quante ore al giorno camminavate?

L’ideale sarebbe svegliarsi la mattina presto e arrivare alla fine di tappa comodamente nel primo pomeriggio. Ma non siate troppo ottimisti. Dopo la dipartita di Luca, Simone ha avuto una media di 5-6 ore al giorno (tipo dalle 8 alle 11, poi pausa, poi dalle 14 alle 16), a volte di più quando con il padre azzardava una tappa doppia. La velocità media, anzia sarebbe il caso di dire la lentezza media, è poco meno di 5 km/h per 5 ore al giorno circa. Simone negli ultimi giorni, contro tutte le leggi della fisica e del deterioramento del suo corpo, si vantava di poter andare anche più veloce, volendo.

All’inizio avete optato per la tenda, ma è stato difficile trovare luoghi dove piantarla? L’ipotesi di appoggiarsi a b&b non è migliore? Magari una sera su due?

La tenda – come ci siamo subito accorti – ha parecchi lati negativi: bisogna trovare il posto prima che faccia buio, ci si riposa peggio che in un letto, non si sa dove lavarsi dopo una lunga e faticosa giornata, va portata nello zaino (insieme a picchetti, martelletto, sacco a pelo), va montata, smontata e pulita ogni volta. Unici lati positivi: ti puoi fermare dove vuoi senza dover per forza arrivare ad una città entro la fine della giornata. Trovare il posto non è molto facile e dipende parecchio dalla zona in cui si è, a volte si può chiedere il permesso al contadino padrone della terra, altre volte bisogna cercare posti poco visibili e sloggiare comunque molto presto. Il classico letto di alberhi o alloggi vi toglierà un po’ d’avventura ma vi risparmierà pesi e fatica, e varrà il prezzo speso. Portare la tenda oppure dormire in b&b e alberghi e ostelli è una decisione fondamentale, da cui dipende organizzazione del viaggio, chilometraggio, peso e contenuto dello zaino. Adesso Luca, appena gli si nomina una tenda da campeggio, mette mano alla pistola.

Il problema animali si è presentato realmente?

No. Cani aggressivi in libertà, che è l’evento più probabile a cui fare attenzione, non ne abbiamo incontrati quasi mai. Una volta, nel viterbese, ci venne incontro una mucca scappata di fronte a noi dopo un possente muggito. Intraviste anche piccole bisce però più spaventate di noi e una volta, in una brulla valle picena, una piccolissima vipera però morta. La vera seccatura, se si sta in tenda, sono le formiche. E le zanzare.

Quanto avete speso? Siete riusciti ad ottenere degli sponsor di qualche tipo, magari dalla regione o cose così?

Le spese non sono eccessive, anzi. Facendo due calcoli al volo avremo speso tra 15 e 25 euro a notte nei campeggi/ostelli a Amelia, Acquasparta, Orte, Spoleto, Soriano, etc, con colazione. Poco di più in b&b o alberghi, comunque economici. La spesa quotidiana ammontava a circa 15/20 euro tra litri di acqua, coca cola al bar, frutta e panini per pranzo e cena; qualcosa di più nelle tappe in cui cenavamo in pizzerie o ristoranti e bevevamo ettolitri di birra. Vanno calcolate anche le spese per le attrezzature, che variano a seconda del livello di professionalità. Noi facemmo uno spesone da Decatholn di qualche centinaio di euro un mese prima della partenza. Inoltre le necessarie spese per medicine e manutenzione del corpo: non risparmiate in creme e unguenti vari per i vostri piedi. Ma evitate il Compeed, che può avere effetti piuttosto orridi se applicato sulle vesciche. In quanto a Luca va aggiunto il costo del ticket della mutua per le medicazioni dei piedi al pronto soccorso. Sponsor non ne abbiamo avuti, ma nemmeno cercati.

Parlavate molto mentre camminavate?

Si parla, si cazzeggia molto, ma spesso è giusto e inevitabile camminare in silenzio, magari in fila indiana (a proposito: camminate sempre sul lato della corsia in direzione opposta alla vostra, e attenti alle auto). Luca, per esempio, si rianimava dalla sua immane fatica ogni qualvolta si trattava di fare un video scemo col cellulare per il blog oppure rispondere a qualche fan che lo intervistava al telefono. La nostra marcia ha avuto questa particolarità: il blog, il telefono pubblico, il contatto con gli altri anche a distanza. Forse tutto ciò ci avrà fatto perdere un po’ di aura mistica, ma noi sinceramente preferivamo sentirci meno soli. D’altronde camminare tutto il giorno sotto il sole mette chiunque a dura prova e l’alchimia tra persone è una cosa complicata. "La cultura del passo – abbiamo letto in qualche libro filosofico – placa i tormenti dell'effimero". Non si può concepire, a meno di non averla provata, la lunghezza di un giorno d'estate da misurare solo con la fame e coi chilometri percorsi, e che finisca soltanto quando si ha sonno. Di certo avanzare spalla a spalla fino a condividere le poche gocce d’acqua rimaste in una giornata estenuante è un’esperienza che rimane assai impressa in un rapporto.

Bevevate molta acqua?

Moltissima. A volte siamo rimasti a secco. Mai risparmiare sull’acqua, è la vostra benzina. Né abusare di bevande energizzanti. O nemmeno cedere ad altre tentazioni: come quella volta che rimasti assetati e senza fontanelle in vista ci riducemmo a trangugiare una bottiglia di lambrusco tiepido improvvidamente portata nello zaino.

Che scarpe usare?

Mai usare scarpe nuove o poco usate. Mai. Anche noi sapevamo di questo insegnamento fondamentale, ma abbiamo sbagliato lo stesso. Usate scarpe da ginnastica strausate, di quelle che avete da tempo ai piedi, e dalla stoffa non troppo pesante. Consigliabile portare anche un paio di sandali, buoni per respirare un po’ nei momenti in cui la camminata si allenta o per respirare la sera. Occhio ai calzini: indossateli abbastanza attillati e stretti, oppure ricorrete al metodo del doppio calzino. I piedi, d'altronde, sono la vostra unica vera risorsa: trattateli bene.

Vi è servita una preparazione atletica prima di partire? Siete degli sportivi?

Simone ha fatto un po’ di preparazione altetica: le tre settimane prima della partenza in palestra si è concentrato più del solito sui diversi muscoli delle gambe in modo da non stressarle troppo nei primi giorni. La differenza con Luca che si era allenato poco si è sentita eccome. Per il resto non ci sono grandi problemi muscolari, nè serve essere sportivi di professione, magari un giorno o due fate una camminata di 25-30 km con lo zaino pieno in modo da attivare un po’ anche i muscoli delle spalle e regolare bene spallacci, peso e rendervi conto di quello che state facendo. Fate attenzione a tutto, ma ricordatevi che alla fine si tratta di camminare.

E le vesciche? Sono proprio inevitabili?

I più esperti ce lo ripetono: è inutile sperare, la vescica non risparmia nessuno, prima o poi arriva. Sappiamo che la vescica non perdona. Magari fingerà di risparmiarvi ma poi piomberà alla carica su di voi senza preavviso. Le vescica, in fondo, è democratica: non fa discriminazioni. E nessuno ha ancora trovato la cura. L’importante è gestirla bene, romperla sul nascere con un semplica ago sterilizzato, evitare pericolose infezioni, come quella che stroncò la camminata di Luca. Le vesciche ai piedi generalmente si formano grazie a umidità, calore e sfregamento, tutte cose che vanno ridotte il più possibile. Come?
a) utilizzando calzini attillati e senza cuciture scomode (da trekking o da corsa);
b) facendo prendere aria (o ancora meglio acqua fresca) spesso ai piedi durante la giornata in modo da raffreddarli e asciugarli;
c) camminando con scarpe rodate da tempo, cui il piede è abituato.

Cosa mettere nello zaino?

Consiglio dei consigli: riducete il bagaglio all'osso. Fate una lista di cose da portare e portatene la metà.

Un'ultima domanda, tanto per sapere: lo rifarete?

Vai a sapere nella vita. Però siamo d’accordo con quella frase di un personaggio teatrale di Beckett: non ci si bagna mai due volte nello stesso pus.

27 agosto 2008

Sulla fenomenologia del camminare


Oggi il quotidiano La Repubblica ha dedicato due paginoni centrali dei suoi (qui il pdf) al camminare, perché "sempre più spesso la gente decide di viaggiare a piedi", anzi di più, "milioni di giovani teorizzano e praticano il faticoso viaggio a piedi". Il quotidiano più letto del Paese non ha citato direttamente la nostra impresa - sarebbe stato troppo smaccato, no? - ma la grande attenzione riservata al fenomeno è il chiaro segnale che anche i nostri passi vanno a incidersi nel solco delle grandi questioni progressiste che gli sono care, tra i valori da impiegare nella grande battaglia culturale dei nostri tempi. Articoli di Giorgio Bocca, Duccio Demetrio, Francesco Merlo. E quest'ultimo alla fine si chiede "se tutta questa specie di 'neo-camminismo' dei giovani occidentali sia davvero la nuova frontiera del 'ribellarsi è giusto', sicuramente è pessimismo storico, è fare penitenza, è un camminare per comminare una stoica (e stolida?) sentenza di condanna della modernità occidentale, la tentazione di uscire dalla vita come dal recinto di una clinica, la solita vecchia voglia di sparire il più discretamente possibile". Sarà. Noi perlomeno abbiamo capito che a volte il mal di piedi è meglio del mal di testa.

21 agosto 2008

Grazie


Da quando sono tornato penso che dovrei scrivere qualcosa di interessante, che so, impressioni di viaggio, considerazioni finali, consigli vari, ma ho un blocco e non trovo nulla che valga la pena. Una cosa però voglio scriverla e sono degli smielati ringraziamenti.
In rigoroso ordine di apparizione un grazie di cuore a.
Luca, per le risate, le chiacchiere più strane, i video cretini, le telefonate quotidiane da Gaeta e per essere tornato nel finale nonostante i piedi.
Alberto, grande apripista e ottima compagnia, che senza di lui non saremmo mai arrivati vivi al lago di Vico e staremmo ancora vagando sulla ferrovia abbandonata.
Fabiana, Enrica e Paolo per averci sostenuto e alleggerito - fisicamente ma anche mentalmente - nella fatidica terza tappa.
Elisa, per mille motivi diversi: dal sopportare le mie idee malsane, all'accompagnarmi in 4 tappe lunghe e soleggiate, al pubblicare foto e video sul blog, al trovare posti dove mangiare o dormire meglio di un 892424, al viaggiare da sola in macchina con mia madre per ore per arrivare a San Benedetto, all'essere così com'è.
Papà, per la compagnia nelle tappe più lunghe e dure (il piceno!), le birre, le chiacchierate, i giorni di assoluto riposo davanti alla tv.
Mio zio Damiano, per le telefonate quotidiane e la vicinanza.
Damiano - detentore del monopolio dell'informazione civitavecchiese - per gli articoli, le interviste, i servizi in tv.
Daria, per l'articolo celebrativo sul Tempo in cui ci definisce addirittura geniali.
Un po' di abitanti di Soriano nel Cimino, che ci hanno accolto come fossimo gente di famiglia, coccolandoci, facendo telefonate per noi, offrendoci passaggi.
Un sacco di gente - contadini, ciclisti, vespisti, camionisti - per le clacsonate varie, i saluti, i sorrisi, perfino gli applausi ai bordi delle strade che ho percorso.
Un sacco di altra gente - conosciuta e non - per i messaggi e le telefonate di incoraggiamento che mi facevano un gran bene.

19 agosto 2008

Intervista col pentito



Un anonimo testimone traccia un bilancio "in prima persona" della marcia degli Appiedati come nessuno l'aveva descritta.

18 agosto 2008

Libertà, velocità, passi


Prima e dopo di imbarcarmi nell'avventura della lunga marcia appiedata da una costa all'altra dell'Italia ho scritto alcune ispirate riflessioni sul mio blog, che in parte riecheggiano cose scritte qui. Per chi le volesse recuperare, eccole.
1. Conoscerete la vostra velocità
2. Conoscerete la vostra libertà
3. Conoscerete i vostri passi

12 agosto 2008

Il saluto degli Appiedati



Il giorno dopo, coi piedi immersi in benefiche e bollenti pozze di acqua sulfurea.

11 agosto 2008

Fatto



Fatto.
Presto forse scrivo qualcosa di più di questo.

10 agosto 2008

Appiedati. Azzoppati. Arrivati


Emozione dell'ultimo giorno. Questaa traversata è volata via veloce, dico a Simone, è come se avessi camminato per appena cinque giorni. E lui: pensa te, a me è sembrato di non essere nemmeno partito. In realtà io ho davvero camminato così poco, la marcia tanto agognata alla fine l'ho vissuta quasi sempre al telefono e via blog, seduto su una sedia coi piedi sdraiati e fasciati, maledicendo un paio di scarpe sbagliate. Simone invece ha deciso di continuare, mi è sembrato un eroe anche se giustamente è una parola che non gli piace, e poi in fondo noi volevamo solo camminare. E dunque rieccoci qui, ad avanzare appiedati sotto il sole di un sabato d'agosto. Da mare a mare, e ora che la collana della nostra impresa è quasi tutta srotolata, vista da vicino o vista da lontano, non abbiamo ancora tanta voglia di pensare a cosa possa significare, per noi o per gli altri. Abbiamo scarpe più comode e vesciche a cui ormai abbiamo fatto quasi l'abitudine. In marcia al nostro fianco c'è Marco, il padre di Simone che lo accompagna ormai dalle tappe umbre, e poi amici e parenti che ci aspettano all'arrivo, che non sono voluti mancare allo storico finale della nostra impresa così gloriosa e così insensata. Qualcuno di loro ci intercetta sulla strada provinciale per San Benedetto, mentre ci rifocilliamo di fronte a una scuola elementare abbandonata in mezzo ai vitigni. La nonnina ci scruta con un sorriso generoso e assai più furbo di noi. Percorriamo gli ultimi saliscendi delle colline marchigiane, dove l'uva cresce promettendo buoni vini rossi, dove c'è ancora qualche campo di grano, prima della volata finale verso il mare, come il buon vecchio Zanghedù nelle Tirreno - Adriatico di una volta, ricordate? Fa caldo, naturalmente, ma qualche folata di tramontana ci viene in soccorso. Ci telefonano ancora amici, lettori del blog, Paolo Guarino che fu con noi nella tappa abnorme e storica del lago di Vico, ex compagni di scuola, Damiano Celestini che ci annuncia che il tg di Civitavecchia in cui lavora celebrerà degnamente il finale della nostra impresa. Sono tanti davvero, conosciuti e non, quelli che via blog e via telefono ci sono stati vicini in queste settimane: tutti da rigraziare.

La meta per questi diciassette giorni è stata il viaggio, ma ora che è arrivata dobbiamo ammettere che siamo un po' emozionati. All'una vediamo per la prima volta il mare riempire la curva dell'orizzonte dalle colline vicino Acquaviva. L'Adriatico. Dall'altro lato del ponte di questa scalcagnata nave che è l'Italia. Alle tre e mezza incontriamo il primo cartello che ci annuncia l'ingresso a San Benedetto del Tronto. E' pure un po' imbrattato da una scritta ultras e circondato da rovi, ma la foto di rito è d'obbligo. Non sprechiamo però troppa solennità: mancano ancora tre chilometri e mezzo alla riva. Ci fermiamo a un bar, ci mettiamo il costume. Veniamo sovrastrati dal nastrone d'asfalto dell'autostrada adriatica, e poi il centro sanbenedettese è nostro. L'ultima discesa dal borgo vecchio, coi turisti in sandali e ciabatte. Il mare è lì, ora non ci serve più nessuna mappa. Qualche passeggiatore in bicicletta ci scampanella sul marciapiede. Verso il centro, verso il corso, verso una piazzetta tutta curata con le giostre e i festoni, verso il lungomare con le palme. E poi giù da una scalinata, sulla sabbia, sulla spiaggia scansando bagnanti. E' per noi quella bellissima folla laggiù, con qualche cartello e le macchine fotografiche in azione. Qualche drappello di nullafacenti come noi, un po' di bagnanti incuriositi dal trambusto. Chi saranno questi strani personaggi con zaini enormi, scarpe da ginnastica e calzini, e una maglietta con una tartaruga affaticata sul petto? E noi siamo arrivati fin qui, appiedati o azzoppati fa niente, e corriamo a bagnarci i piedi. Io tengo ancora un calzino di cotone per coprire le ferite. Una bottiglia da stappare, un'ampolla da riempire. E ci spogliamo degli scarponi, che ormai fanno solo caldo, della maglietta e dei calzoncini. Con passo incerto guadagniamo la riva. Poi sotto i piedi più niente.

09 agosto 2008

L'arrivo a San Benedetto del Tronto



Il pomeriggio del 9 agosto 2008 i due appiedati Luca Di Ciaccio e Simone Massera arrivano a San Benedetto del Tronto, al termine della traversata Tirreno - Adriatico a piedi partita da Civitavecchia il 24 luglio. Il rito dell'ampolla. E dopo il brindisi sul bagnasciuga.

Arrivati!


Ho ricevuto dalle vive voci dei due Appiedati la notizia che sono giunti alla meta.
L'accoglienza è stata degna dell'impresa, e Luca ha bevuto l'acqua dell'Adriatico.
Ora si preparano alla lauta, e giusta cena.
Attendendo i resoconti dei protagonisti.
[Francesca]

Appiedati verso la meta



Quindicesima tappa, da Offida a San Benedetto del Tronto, 20 km. Il percorso verso la meta della nostra marcia.

Sms giorno 17 ore 15,30



Il cartello stradale ci dice finalmente San Benedetto del Tronto. Palme all'orizzonte, brezza di mare verso di noi, piedi gonfi di fatica e cuori gonfi di gioia. Mi dicono di trattenere la retorica che mancano ancora tre chilometri all'arrivo. [Luca]

Sms giorno 17 ore 13,45


Si vede il mare! Si vede il Mare! [Simone e Luca]