27 agosto 2008
Sulla fenomenologia del camminare
Oggi il quotidiano La Repubblica ha dedicato due paginoni centrali dei suoi (qui il pdf) al camminare, perché "sempre più spesso la gente decide di viaggiare a piedi", anzi di più, "milioni di giovani teorizzano e praticano il faticoso viaggio a piedi". Il quotidiano più letto del Paese non ha citato direttamente la nostra impresa - sarebbe stato troppo smaccato, no? - ma la grande attenzione riservata al fenomeno è il chiaro segnale che anche i nostri passi vanno a incidersi nel solco delle grandi questioni progressiste che gli sono care, tra i valori da impiegare nella grande battaglia culturale dei nostri tempi. Articoli di Giorgio Bocca, Duccio Demetrio, Francesco Merlo. E quest'ultimo alla fine si chiede "se tutta questa specie di 'neo-camminismo' dei giovani occidentali sia davvero la nuova frontiera del 'ribellarsi è giusto', sicuramente è pessimismo storico, è fare penitenza, è un camminare per comminare una stoica (e stolida?) sentenza di condanna della modernità occidentale, la tentazione di uscire dalla vita come dal recinto di una clinica, la solita vecchia voglia di sparire il più discretamente possibile". Sarà. Noi perlomeno abbiamo capito che a volte il mal di piedi è meglio del mal di testa.
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