30 giugno 2008
Appiedati su Radio2
Oggi pomeriggio la nostra impresa della Tirreno - Adriatico da appiedati è stata pubblicizzata sulle frequenze di Radio2. Se ne è parlato a Tiffany, il programma condotto da Luca Bianchini e Maria Vittoria Scartozzi, grazie a una scheda del loro redattore Mirko. Il tema della puntata era la lentezza, infatti era ospite in studio Bruno Contigiani, ex manager della Telecom e ora inventore della "giornata mondiale della lentezza" e altre iniziative del genere. Il podcast (quando lo mettono online) si può ascoltare qui.
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parlano di noi
29 giugno 2008
Zaino in spalla, con ottimismo
Missione in un grande negozio specializzato, nelle periferia commerciale della capitale, tra quartieri tecnologici nel mezzo del nulla, enormi shopping mall e periferia penitenziale sotto lo schioppo del sole. Comprate un po' di attrezzature per il nostro coast to coast da appiedati. Innanzitutto lo zaino. Come ha scritto il nostro nume tutelare Claudio Sabelli Fioretti un anno fa, alla vigilia della sua partenza, la scelta e la preparazione dello zaino può fare da criterio per la divisione del mondo e per le categorie dello spirito. "L’ottimista compra uno zaino piccolo e dice: "Ci starà tutto". Il pessimista compra uno zaino enorme e poi lo chiama "mostro". L’ottimista, una volta verificato che nel suo zaino non ci sta niente, ne compra uno più grosso. Ma sempre più piccolo di quello del pessimista". Difatti. Ero indeciso tra un mostro di 80 litri e un attrezzo un po' più sobrio da 60.
Il commesso del negozio Decathlon di Fiumicino ci guardava con aria di incoraggiamento, ma senza tanto celare il suo profondo pessimismo verso la nostra impresa. Abbiamo capito ormai che il pessimismo, e la diffidenza, anche di noi stessi, sono un altro dei nemici da sconfiggere nella nostra marcia. Allo stesso modo delle vesciche e dei lupi, per capirci. E dunque il commesso insisteva per il mostro da 80 chili, con cinghie e cinture che stringevano su ogni parte del corpo. Un gran bel zaino, non c'è che dire. Ma a me faceva un po' paura. Quello da 60 però, diceva il mio socio, sarebbe stato troppo piccolo per le nostre esigenze di carico, che prevedono anche tende e attrezzature da campeggio. Lui invece il suo zaino deve ancora acquistarlo, indeciso com'era tra rimediarne uno già usato o farselo prestare da un'amica. Farà da sè, come da sovrana filosofia del camminatore. E intanto il commesso, mentre raccattava pesi con cui infilzare il suo mostro di zaino caricato per prova sulle mie stoiche spalle, e tenendo l'aria di uno che guarda - con - che - gente - mi - tocca - avere - a - che - fare, ci ammoniva: "Eh no, quello da sessanta lo dovete proprio evitare, dove pensate di andare?". Alla fine è apparsa la soluzione provvidenziale della via di mezzo: uno zaino da 70 litri. E' grigio. Si chiama Forclaz. Economico, abbastanza leggero, dotato di apertura a cerniera orizzontale, schiena arieggiata, riposa-mani. Con una certa eleganza e una discreta capienza. Almeno finché non proveremo a riempirlo.
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diario pre-viaggio
26 giugno 2008
Ma che davvero?
E' interessante vedere le reazioni delle persone a cui raccontiamo della nostra idea di imbarcarsi in questa lunga marcia. Nei consessi degli amici più urbanizzati si solleva il solito polverone di incredulità che suscitano le vacanze eccentriche. Le categorie sono varie. Molti ci dicono, con un'aria a metà tra lo sbalordito e il compiaciuto: "Siete pazzi". E si dividono tra quelli che la pronunciano come una domanda e quelli che la pronunciano come un'esclamazione. Molti, spesso gli stessi che ci hanno appena dato dei pazzi, commentano: "Figo!". Le nostre madri ci hanno guardato con la giusta dose di disperazione. Entrambe ci hanno chiesto chi è quel folle incosciente che si è prestato a un'idea simile. Entrambe hanno previsto un congruo numero di disgrazie che la strada è pronta a riservarci. Un mio amico ha vaticinato, laconico: "Morirai". Qualcuno ci ha messo in guardia dai cani randagi, oppure dagli insetti, oppure dalle vipere, oppure dai cinghiali, oppure dai topolini di campagna. La consorte di Simone ci ha pensato su e ha concluso pragmaticamente: "No, non ce la farete". I miei amici spin doctors che un anno fa spalleggiarono la mia candidatura tardo-situazionista a sindaco di Gaeta a scopo fiction mi hanno detto che occorre trovare un titolo dell'impresa che "suoni bene, che sia un po' televisivo mi raccomando". Si sono pure chiesti se non sarà troppo azzardato avere nel curriculum prima la tentata presa del potere e dopo la tentata lunga marcia. Mao, in effetti, avrebbe suggerito il contrario.
Il nostro nume tutelare Claudio Sabelli Fioretti ci ha mandato i suoi auguri per la partenza e ha sparso la notizia alla vasta platea del suo blog. E dopo aver dato un'occhiata alla nostra tabella di marcia ci ha anche consigliato - e non è stato il solo - di ridurre i chilometri previsti per ogni tappa. Prenderemo in considerazione i suggerimenti. E anche le adesioni. "Un duro colpo per me che la vetta dell'itineranza l'ho raggiunta ieri pomeriggio in bicicletta da via della Moscova a palazzo di Giustizia per rosolarmi al calore della difesa della democrazia" ha scritto la blogghista Silvia Palombi sul blog di Sabelli. Però ha subito precisato che è disponibile a seguirci in capo al mondo.
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diario pre-viaggio
22 giugno 2008
Sulle orme di Zandegù?
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>> In corso di marcia: l'infortunio del marciatore Luca, il proseguimento di Simone, la variazione del percorso, il ritorno di Luca ad Ascoli, l'arrivo trionfale a San Benedetto del Tronto.
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Come quando da piccoli guardavamo le cartine dell'italico stivale appese in classe. Magari già pensavamo: chissà che effetto fa attraversarlo tutto. Come quando poco più cresciuti abbiamo cominciato a leggere Kerouac e gli scrittori beat, e il coast to coast fatto all'italiana, passando per Foligno e Castelluccio, ci sarebbe sembrata - sbagliando - una cosa da sfigati. Come quando percorrevamo a centoventi all'ora l'Autostrada, e già sospettavamo che al di là del guardrail, lontano dagli svincoli e dalle cantilene di ondaverde, c'era tutto un mondo da scoprire. Per farla breve è arrivata l'estate del duemilaotto e c'è venuta un'ossessione: percorrere l'Italia da costa a costa, dal Tirreno all'Adriatico. A piedi. E in tenda. Praticamente a cinque all'ora. Due venticinquenni, amici, con davanti un numero imprecisato di esami universitari tra i pochi e i molti, una discreta quantità di partenze progettate e spesso rinviate, due zaini in spalla, il minimo appresso per placare la voglia di scrivere e fotografare, pochi giorni per procurarsi le cartine in scala uno a venticinquemila e inventarsi un percorso.
Partiremo da Civitavecchia, valoroso porto tirrenico, dove abita Simone. Il 24 luglio. Dal piazzale della ferrovia, col mare alle spalle, prenderemo una linea di binari abbandonati. Cominceremo da lì il nostro percorso, e sotto i nostri piedi non ci faremo mancare nulla: strade provinciali, mulattiere, sentieri, cavalcavia autostradali, ciottolati medievali, prati, fuori pista. Puntiamo verso Foligno, che sarà il nostro giro di boa, a metà viaggio. Poi scavalleremo i temibili Appennini all'altezza dei monti Sibillini, terre custodi di arcane leggende. Attraverseremo tre regioni: Lazio, Umbria, Marche. Arrivo previsto a San Benedetto del Tronto, sotto le palme della placida riviera adriatica per il 9 agosto. Totale: se ce la faremo avremo percorso 365 km per una media di circa 21 km al giorno in 17 tappe. Programma che, ovviamente, è suscettibile di variazioni. Ci accamperemo in tenda, ma cercheremo anche campeggi nelle vicinanze e qualche tappa per ricaricarsi meglio in ostelli o case ospitali. Ci impegneremo ad aggiornare questo blog con video, foto e piccoli dispacci quotidiani.
Tutti naturalmente ci chiederanno: perché? Per un voto? Per ispirazione religiosa? Per fissazione laica? A tutti risponderemo: niente di tutto questo. Al massimo perché non avevamo niente da fare. A volte nella vita basta trovare qualcuno che risponda "si, vengo anche io" per ritrovarsi a partire. In fondo non nascono per caso tutte le grandi imprese della storia, comprese quelle più inutili e imbecilli? Nella nostra impresa abbiamo due numi tutelari, a cui siamo affezionati. Uno è il giornalista Claudio Sabelli Fioretti. L'anno scorso tracciò una linea retta sulla cartina, da Lavarone in Trentino a Cura di Vetralla nel Lazio, e assieme all'amico Giorgio Lauro ci si incamminò. Loro però dormivano in albergo. Io mi unii all'ultima tappa e ne conservo un bel ricordo. Il libro che lo racconta è "A Piedi", editore Chiarelettere. L'altro è lo scrittore Enrico Brizzi, che nel 2004 partì col fratello e altri amici anche lui per un coast to coast italiano, come noi in tenda, però su un percorso un po' più a nord del nostro. Poi lo raccontò nel libro "Nessuno lo saprà", editore Mondadori. Adesso è un camminatore appassionato, e sta viaggiando addirittura da Roma verso Gerusalemme.
Dunque, siamo (più o meno) pronti per partire. Il percorso assomiglia a quello della vecchia Tirreno - Adriatico di ciclismo. Magari chiederemo in giro se qualcuno si ricorda ancora di Zandegù, il ciclista ribelle degli anni Sessanta, quello che rubava i tabelloni numerati del contagiri facendo impazzire gli ufficiali di gara, quello che una volta sottrasse la pistola allo starter e fece alcuni giri di pista fingendo di sparare agli avversari. Qualche paura c'è: tipo le vesciche sotto i piedi, tipo i lupi nei boschi. Ma tutto è spesso più facile di quanto la nostra ansia di sedentari ci faccia credere. I nomadi lo sanno: basta uscire di casa e le cose succedono. A chi ci chiederà di partecipare alla nostra marcia diremo di si, potremmo d'altronde opporci a chi ci chiede di camminare insieme a noi? Se il Cielo ci assiste, siamo disposti a traversare il ponte di coperta della Penisola, fino a giungere in vista delle spiagge affollate di umanità pigra e vacanziera. Ma come diceva quello, certe volte la meta non importa, la meta è il viaggio.
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